“SU MARIA RITA VITA”
di Lodovico Gierut
“Su Maria Rita Vita”
Leggendo le parole che Carole Dazzi ha dedicato alle opere di Maria Rita Vita – inserite in un pieghevole stampato qualche giorno fa – ho notato quanto siano pertinenti. Si tratta, comunque, di termini usuali per chi s’avvicina – analizzandolo – al lavoro di questa interessante artista apuana, e così l’energia e la libertà e la pulsione vitale ne riflettono un impegno in cui il gesto fluido, sempre ben controllato, si concreta in un racconto autonomamente interpretato dove sostano morbide e dolci e persino taglienti e dense le forme/colore della sua stagione artistica che dettano i legami di un immaginario che si sposa al reale, con una fusione perennemente tesa alla ricerca – trovata – dell’armonia.
E’ ovvio che il percorso di Maria Rita Vita sia partito da lontano e debba ancora attraccare a nuovi magici porti, però certi sussulti cromatici mi fanno venire in mente quel versatile Emilio Vedova che ho avuto l’onore di conoscere molti anni fa a Firenze (c’erano i vari Vinicio Berti, Gualtiero Nativi Amedeo Lanci, anch’essi purtroppo scomparsi), ma il respiro vasto racchiude le stille di un Jackson Pollock, col pensiero che sosta persino su un Jean Dubuffet o in un Joan Mirò…
Tornando al suo tracciato vitale (che strano, il termine m’è venuto così, ma ben s’accoppia al cognome), noto con quanta passione e rigore l’intimità del pensiero/azione s’estenda sia su tela o su tavola lignea, sia sulla preziosa carta Magnani.
Nella fusione azzurra e rosata, viola o gialla, bluastra e dorata e verdeggiante di un variegato riverbero lirico del cosiddetto figurale, è ancora il gesto dispiegato come una grande vela ad essere in linea con un viaggio costante da seguire con molta attenzione.
Il suo tracciato converte in arte umori e sensazioni d’una giornata di sole estivo o di vento Maestrale, linee di acque tirreniche, cime michelangiolesche, campi fioriti e tanto tanto ancora…
Marina di Pietrasanta,
nell’ora mattutina del 7 luglio 2014.